Correvano gli anni sessanta, veloci come il vento e come i miei piedini scalzi, nei sentieri ciottolati e polverosi che conducevano alla casa dei vicini.
Quanti pomeriggi, con fare svelto, andavo come un fulmine da loro. Avevano acquistato un televisore ed essendo una famiglia assai numerosa con tanti figli, cercavano sicuramente per loro una distrazione pur di tenerli tranquilli. Quante ore passate con loro in allegria e, rannicchiata sul pavimento freddo e umido, stavamo interi pomeriggi a guardare la tv. Io, bimba avida di conoscenza, ingoiavo a piccoli sorsi quel mondo nuovo diverso dal mio solito vivere quotidiano. Era tutto un mondo in bianco e nero, nel mio piccolo cervello si realizzava in mille colori.
Con fantasia sfrenata mi ritrovai in quella scatola chiamata tv a ripetere quelle scene di una serie televisiva amatissima da tutti noi bimbi di un tempo passato: “Pippi Calzelunghe”. Aspettavo con ansia l’inizio del programma e ancora oggi mi chiedo come mai quella bimba così buffa e combina guai mi piaceva così tanto! Non mi somigliava affatto, non ero come lei, eppure risvegliava in me una sfrenata fantasia. Lei svegliava in me un desiderio in particolare, averla in casa con me in un televisore tutto mio, vista la famiglia numerosa dei vicini non sempre potevo seguire la mia amica Pippi in silenzio come piaceva a me. A quei tempi, anzi dalla mia nascita, vivevo con nonna e zio, poiché mamma stava sempre via per lavoro… così la madre che tanto ho amato, era nonna ed il padre mai avuto era zio.
Troppo lunga da spiegare la mia situazione familiare, in breve posso dire che nonna e zio sono stati per me dei genitori meravigliosi, mai ho provato invidia per le mie amiche con una famiglia normale. Tra inverni passati dai vicini e estati passate appoggiata al muretto di casa, il tempo correva via ed io ancora senza tv, la sera la guardavo riflessa sul vetro della porta della casa di fronte… Sognavo e fantasticavo su ogni programma che riuscivo a intravedere, poco importava se l’immagine non era nitida e l’audio assai scarso, una cosa è certa: ero così buffa da vedere! Fu forse questo che sicuramente aveva così tanto impietosito zio da fargli cambiare idea sul discorso “voglio una televisione mia”.
Erano arrivati ormai gli anni settanta: finalmente, un pomeriggio, una minuscola tv fece ingresso nella nostra piccola casetta, tra lo stupore di nonna e la mia gioia incontenibile. L’inverno divenne più corto e le serate meno noiose, finiti i compiti in un baleno, ero lì davanti al piccolo schermo in bianco e nero a macinare canzoni e programmi… Lì era la radice dei miei giorni e la ragione del mio silenzio… Tornare indietro nel tempo è come rivivere un sogno… È l’immensa avventura di un viaggio chiamato TV.
Read it in ENGLISH
A JOURNEY CALLED TV
The 1960s were passing, fast as the wind and like my barefeet, in the cobblestone and dusty paths that led to the neighbour’s house.
How many quick afternoons, I went to their home like a lightning. They bought a TV and, because they were a very large family, with many children, they were certainly looking for a distraction to keep them quiet. How many joyful hours I spend with the kids, curled up on the cold and damp floor, we spent whole afternoons watching TV.
I, a little girl hungry for knowledge, swallowed in small sips that new world different from my usual daily life.
It was black and white world, while my little brain was realized to see thousand colours. With unbridled imagination I found myself in that box called TV to repeat some TV scenes of a series that was loved by all the children: “Pippi Longstocking”.
I was looking forward to the beginning of the program and still today I wonder why that funny and troublemaker girl liked me so much! She did not look like me at all, I was not like her, but she awakened in me an unbridled fantasy.
A desire was born in me: having Pippi in my own Tv, I would give to the large family lot of space, because I could not always follow my friend Pippi in silence as I liked.
At that time, indeed since my birth, I lived with my grandmother and uncle, since Mom was always away on business… My family situation is too difficult to explain, my grandmother and my uncle were the parents I never had, I never felt envy for my friends, which have a normal family.
Between winters passed by the neighbours and summers passed leaning against the wall of the house, time ran away and I still without TV, the evening I watched it reflected on the glass of the door of the house in front of.
I dreamed and fantasized about every program I could see, it did not matter if the image were clear or not, and if the audio were not perfect. One thing was certain: in that moment I was happy! Probably my uncle got touched, he changed his mind listening to my speech “I want my own television”.
The 1970s arrived: finally, one afternoon, a tiny TV entered our small house, between the wonder of grandmother and my uncontainable joy.
The winter got shorter and the evenings less boring. I tied to finish my homework as soon as possible and after I was there in front of the small black and white screen singing songs and watching programs…
There was the root of my days and the reason for my silence…
Going back in time is like reliving a dream…
It is the immense adventure of a journey called TV.
Tradotto da/Translated by Martina Sardu