Quando avevo circa 10 anni facevo il chierichetto e servivo a messa con Don Paolo Orrù a Santa Barbara. Sveglia alle 6 per la prima messa: pulito e a digiuno mi presentavo in chiesa. Dopodiché, a scuola! La domenica c’erano 3 messe: quella delle 6.30, quella delle 10 e quella di mezzogiorno. Quest’ultima era molto famosa perché Don Orrù si cimentava in omelie strepitose, comprensibili per tutti e sempre legate all’attualità. Quasi tutto il paese saliva a Santa Barbara per ascoltarlo. In quel periodo la parrocchia era molto frequentata. La chiesa, prima che arrivasse in paese Don Orrù, era chiusa e tutti frequentavano la parrocchia del Sacro Cuore. Era stata riaperta proprio da lui, in occasione della mia prima comunione: avevo 6 anni, intorno al 1965.
Don Orrù, per farci frequentare la parrocchia aveva inventato uno stratagemma. Aveva realizzato delle tessere a punti, che si accumulavano servendo a messa, frequentando il catechismo e collaborando alle iniziative parrocchiali. In base al punteggio potevamo scegliere dei premi. Tra i premi, ricordo, ad esempio, degli astucci di legno contenenti delle matite; quaderni; album da disegno e penne. Uno dei premi più ambiti, che costava un sacco di punti, era l’armonica a bocca. Con questi incentivi eravamo sempre in chiesa. Nel periodo pasquale, a maggio – il mese mariano – e nel periodo di preparazione della festa della patrona, Santa Barbara, si potevano accumulare tanti punti.
Nei lastroni del sagrato della chiesa, che già si presentavano con la giusta dimensione, tracciavamo su mundeddu, il gioco chiamato “Campana”. Giocavamo anche cun sa cròcua, la trottola, con le biglie di vetro e non ci mancava mai la fionda in tasca.
Nello spiazzo adiacente all’attuale saloncino, che al tempo era in pendenza e si affacciava verso Su rieddu, c’era ancora una vecchia casetta in pietra, che un tempo era la casa del sacerdote, dove tziu Chicu Pirastu aveva sistemato il suo asinello. Là dietro il sacerdote curava il proprio orto. E lì, fino a poco tempo fa, c’erano anche delle piante di arancio.
Nel luogo dove attualmente sorge il campetto di calcio, un tempo si trovava Fiorello, il cavallino di Tziu Mundicu Marongiu, che mangiava caramelle alla frutta. Lì si trovava un uliveto. In quel terreno, Don Orrù, presto, avviò i lavori. Una volta costruito il campo, organizzò il torneo di calcio di Santa Barbara. Il torneo aveva raccolto tanti ragazzini del rione, togliendoli dalla strada. Condizione necessaria per giocare era la frequentazione della messa della domenica. Si giocava subito dopo pranzo. Io giocavo indossando is botas, gli stivali di gomma, perché prima dovevo andare ad innaffiare in giardino le piante di agrumi. Don Orrù ci filmava con il Super 8 e nel saloncino proiettava le partite: nei video si notava quanto poco conoscessimo le regole del calcio e ancora meno la strategia. I giocatori di entrambe le squadre, appena la palla si spostava, si lanciavano tutti insieme a rincorrerla. Solo i portieri rimanevano al proprio posto, in attesa.
Per premiarci, Don Orrù aveva preparato le medaglie, lo scudetto e qualche coppa. La squadra vincitrice del torneo di Santa Barbara sfidava, poi, la migliore del Sacro Cuore.
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Childhood memories in Santa Barbara (Saint Barbara) (ANONYMOUS)
When I was 10 years old, I was an altar boy, I helped Father Paolo Orrù during mass in Santa Barbara.
I woke up at 6 for my first mass: cleaned and on an empty stomach I went to church. After that I went to school! On Sundays there were three masses: one at 6.30, one at 10 and one at 12. The latter was very popular because Father Orrù used to make phenomenal sermons, understood by everyone, and always linked to reality. Most of the town citizens came to Santa Barbara to hear him. In that period the parish was always crowded. The church, before Father Orrù came to our town, was closed and everyone went to the parish of Sacro Cuore (Sacred Heart). It was reopened by him on my First Communion: it was 1965 and I was 6 years old.
Father Orrù, to convinced us frequenting the church invented a trick, he created a point-based card, we accumulate point going to the church, attending catechism, and collaborating in parish initiatives. Depending on the points we could choose the prize, for example, we could win wooden pencil cases, notebooks, drawing books and pens. One of the most sought-after prizes, which costed a lot of points, was the harmonica. With these incentives we always were in church. In the Easter period, in May – the Marian month – and Saint Barbara preparation fest, in those occasions we could accumulate many points.
In the slabs of the churchyard, which were already presented with the right size, we traced on mundeddu, game called “Bell”. We also played cun cròcua, the spinning top, with glass marbles and with slingshot, which never missed in our pocket.
In the open space adjacent to the current sitting room, which at the time was sloping and looked out onto Su rieddu, there was still an old stone cottage, which was the house of the priest, where tziu Chicu Pirastu had arranged his donkey. Behind this, the priest looked after his own vegetable garden. And there, until recently, there were also orange trees.
Long time ago, where now is settled the football camp, was collocated the horse of di Tziu Mundicu Marongiu, which like eating fruits candy. There you could find an ulivetto (olive trees). In that part of the land, Don Orrù, started the work soon. Once the field was built, he organized the Santa Barbara football competition, which accepted many kids removed from the street. Necessary condition to play was the participation of the Sunday mass. We played soon after lunch. I played using is botas, rubber boots, because before our match I went to water the citrus plants. Don Orrù filmed us with the Super 8 and in the living room he projected the games: in the videos we noticed how little we knew the rules of football and even less the strategy. The players of both teams, as soon as the ball moved, all threw together to chase it. Only the doormen remained in place, waiting.
To reward us, Don Orrù prepared some medals, shield, and cups. The winning team of Santa Barbara competition would challenge then the Sacred Heart competition winner.
Tradotto da/Translated by Martina Sardu