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Profumo di pane, profumo di nonni

Panificio Porta dal 1918

Se domani dovessi svegliarmi in un giorno qualunque degli anni ’60 farei una passeggiata a Gonnosfanadiga. Partirei da via Porru Bonelli, e una volta arrivato al comune girerei a sinistra, e guidato da un profumo e un chiacchiericcio, andrei in Via Marconi.

Lì troverei ad attendermi un profumo di cocoi appena sfornato, bambini felici, con le mani tese, non curanti all’idea di potersele scottare che affermano: «su pani est sforrau, est sforrau!». Udirei la voce di un uomo di poche parole con un sorriso accennato ed una pala tesa con il cocoi, caldo, fumante, “scrocchiettante”. Vedrei un bimbo lesto afferrarlo, bruciarsi ma sorridente mentre un altro quasi glielo strappa di mano e lo divide con gli altri; «Gratzias tziu Giuannino!» direbbero in coro i monelli.

Incrociando lo sguardo con quell’uomo sorriderei anche io, commosso e orgoglioso; volterei lo sguardo, attratto da un altro profumo, sempre di pane, ma di un’altra consistenza.

Andrei in via Eleonora d’Arborea, a qualche centinaio di passi da lì, dove troverei un altro uomo e altri monelli dire: «est cotu su civraxu, tziu Peppinu?» e vivrei nuovamente la stessa scena: bimbi entusiasti con le mani tese, un uomo silenzioso che canta all’aria fresca: «Eja, donai attentzioni, est callenti!» con una pala e su questa un civraxu, fumante, con la crosta calda. E ancora, un bimbo si scotta, sorride e spezza il pane con gli amichetti dicendo: «Gratzias tziu Peppinu

Così mi immagino una mattina qualsiasi degli anni ’60: Gonnosfanadiga invasa dal profumo di pane, tanti bambini chiassosi e allegri e i miei due nonni Giovannino Piras e Peppino Porta, silenziosi a offrire un sorriso e il primo pane della giornata alle nuove generazioni. Questa storia è liberamente tratta dai racconti dei miei genitori e di coloro che hanno avuto la fortuna di conoscere i miei nonni al lavoro.

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eng translation

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Smell of bread, smell of grandparents

If tomorrow I had woken up in one of any day of 1960s, I will have walked in Gonnosfanadiga. I will start to Porru Bonelli street, then arrived at the township I will turn to the left. I would be guided by a continued chat and smell until I would arrive to Marconi Street.

There, a good perfume of cocoi just baked would wait for me, in that moment children were the happiest ever, with hands out, they would not care about the possibility to get their hands burnt. They would scream «the bread is fresh baked; fresh baked!! » I would listen to a man voice, who with a smile, he would take away, a hot, smoking coccoi. I would see a fast child taking the hot bread. Despite the burned hands, he smiled. Another child, who was smarter than the first one, snatched the bread from his hands and divided it in some pieces with his friends. «Thanks! Thanks uncle Giuannino! » would say them like chorus.

I would make an eye contact with this man, we would smile together, he would be proud and touched: I would smell another bread perfume, not far away from I was. It would have another kind of consistence. 

I would go in Eleonora D’Arborea Street, a few hundred steps away, I would find another man with others naughty kids: they would say «is the civraxu ready uncle Peppino? » I would live again the same situation: enthusiastic children with hands out, a silent man, who happily said «Yes, they are. Pay attention, it is hot! » with a peel and above a crunchy civraxu. A child got burned, smiled and divided the bread into little pieces with his friend, he said «Thanks uncle Peppino! » This is my imagination of a morning in the 1960s: Gonnosfanadiga would be invaded of bread perfume, full of noisy and happy children and my two grandfathers Giovannino Piras e Peppino Porta, two silent men, who offer smiles and the first bread of the day to the new generations. This story is based on my parents’ stories and for those who were lucky enough to know my grandparents at work.

Tradotto da/Translated by Martina Sardu

Testimonianza di Riccardo Porta (rif. anno 1960)
Testimonianza di Riccardo Porta (rif. anno 1960)