Gonnosfanadiga, inizio inverno 1984. Nella scuola elementare “Giovanni Lecis” arrivò un nuovo insegnante, veniva da Napoli, un certo “Gennaro Cupiello”. Il suo cognome mi ricordava tantissimo un’ opera tragicomica di Eduardo De Filippo (“Natale in casa Cupiello”).
Gennaro era un bell’ uomo sui trent’ anni, elegante, portava un simpatico papillon. Quando il direttore della scuola lo presentò alla classe che gli fu assegnata, egli sorridendo disse: “o guaglioni, da oggi io sarò il vostro nuovo maestro!”. I bambini lo guardarono incuriositi, sentendolo parlare con quell’accento un po’ strano ma simpatico. C’era un po’ di timidezza da ambo le parti, ma con il passare del tempo i bambini impararono a volergli bene e a fidarsi di lui, anche perché il maestro Gennaro era una brava persona, simpatico e alla mano, aveva preso una casa in paese per lui e la sua famiglia . Aveva un bambino, Cristian, che aveva più o meno l’età dei suoi alunni.
Maestro Gennaro insegnava loro tante cose nuove e loro lo ascoltavano con attenzione. Durante la ricreazione lui non stava a chiacchierare con i colleghi, ma restava con i suoi alunni a scherzare e giocare. Era anche un amante del calcio, raccontava a tutti con orgoglio che aveva conosciuto il grande Maradona. In primavera le giornate erano rallegrate da un bellissimo sole e il desiderio di stare fuori era tanto: in quei giorni il maestro Gennaro decise di portare i suoi alunni a fare una passeggiata.
Con il permesso del direttore, si avviarono verso il parco di Perd’e Pibara. Quando arrivarono al parco il maestro, vedendo quel verde meraviglioso, decise di fare una lezione sulla flora, parlò dei meravigliosi pini che adornavano la montagna. Per fare capire meglio ai bambini, si arrampicò su un albero per prendere un paio di pigne, ma quando cercò di venir giù, perse l’equilibrio, si aggrappò a un ramo che purtroppo si spezzò e lui cadde rovinosamente al suolo, fratturandosi una gamba. I bambini si misero a urlare per lo spavento, lui li rassicurò dicendo: “ué guagliò, sto bene, tranquilli”. Per fortuna con loro c’era anche il bidello, che prontamente chiese aiuto a una famiglia che abitava nei pressi del parco.
Gennaro fu portato in ospedale. Dieci giorni dopo il maestro, pur avendo la gamba ingessata, andò a trovare i suoi alunni. Quando lo videro, i bambini gli corsero incontro felici di rivederlo. Gli fecero tante domande e gli chiesero quando sarebbe tornato, lui rispose: “presto, molto presto”. Chiese ai bambini di scrivere i loro nomi sul gesso che gli fasciava la gamba. Arrivato il momento di andare via, il maestro abbracciò tutti, i bambini lo salutarono con gli occhi lucidi e si avviarono mogi mogi verso la loro classe.
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GENNARO, THE TEACHER
Gonnosfanadiga, early winter 1984. In “Giovanni Lecis” elementary school arrived a new teacher. He came from Naples, his name was “Gennaro Cupiello”. His surname reminded me a lot of a tragicomic work of Eduardo De Filippo (“Christmas at Cupiello’s home”). Gennaro was a handsome man, he was about 30 years old, he like wearing elegant clothes, with a cute bow tie.
When the director of the school introduced him to the class, which was assigned to him, he smiled and said: “o Guaglioni, from today I will be your new teacher!”. The children were curious about the new man accent, they thought it was a bit strange but nice. At first both felt shy but as time passed the children learned to love and to trust him, also because Master Gennaro was a good person. He bought home in the town with his family.
He had a child, Cristian, he was almost the same age of his students.
Teacher Gennaro taught them many things. The student focused on him, listened carefully. During the play time he did not chat with colleagues, he like staying with his students having fun. He was also a football lover, he sometimes told us, with pride, that he had known the great Maradona.
In spring the days were brightened by a beautiful sun, we wanted to stay out: in those days, the teacher Gennaro decided to take his students for a walk. With the permission of the director, they went towards the park of Perd’e Pibara.
When they arrived, the teacher, seeing the wonderful green of the forest, decided to give a lesson on the flora, he spoke about the wonderful pines that adorned the mountain. To make the children understand better, he climbed a tree to get a pair of pinecones, but when he tried to come down, he lost balance, clinging to a branch that unfortunately it broke. He fell ruinously to the ground, fractured his leg.
The children began to scream in fear, he reassured them saying: “ué guagliò, I’m fine, don’t worry”.
Fortunately, there was also the janitor, who immediately asked for help from a family who lived near the park. Gennaro was taken to the hospital.
Ten days later, the teacher, despite having his broken leg, went to see his students. When they saw him, they started run happily. They asked many questions, also when he would return, he answered: “soon, very soon”. He asked the children to write their names on her broken leg.
When it was time to go away, the teacher embraced everyone. The children greeted him with shining eyes and went sadly to their class.
Tradotto da/Translated by Martina Sardu