Da giovane la mia passione era il tennis tavolo. Partito per il servizio militare, in aeronautica militare, fui selezionato per giocare a calcio. Dopo un infortunio iniziai con la pallavolo. Infine, diventai allenatore. Tornato in paese creammo la società di tennis tavolo attiva dal 1975-76 al 1980. La squadra partecipava ai campionati, anche ad alti livelli, ma era troppo dispendioso fare trasferte e campionati. Sempre nel 1980, condivisi con Don Orrù e suo cugino Marco Serra l’idea di riunire tutte le società sportive e creare una polisportiva. C’era bisogno di una società per strutturare le collaborazioni. Eleggemmo Marco Serra presidente per la sua competenza in giurisprudenza. Il logo che tutt’ora la società porta nelle maglie lo creai prima ancora che nascesse la società stessa, ci credevo tanto.
Il mio desiderio più grande era quello di creare la squadra di pallavolo. Il tennis tavolo, intanto, veniva seguito da altri. Il primo gruppo era formato da ragazze tra i 18 e i 20 anni mi impegnai tanto ad insegnare loro i fondamentali. Nel mentre anche ragazzi e ragazze più giovani, 12-13 anni, entravano in società.
Giocavamo all’aperto in piazza a Santa Barbara ma non era l’ideale tra ghiaia e superfici irregolari.
Nel 1981 iscrivemmo una squadra di giovani di età tra i 16 e i 18 ai campionati federali. Iniziammo anche con il basket con una squadra maschile.
Ma ecco un primo problema: la federazione ci vietava di giocare all’aperto e a Gonnos mancava una palestra.
Nel 1981 per poterci iscrivere ai campionati la Federazione ci accordò, per un anno, la possibilità di giocare presso il refettorio un caseggiato adiacente alle scuole elementari “G. Lecis”. Accettarono nonostante non fosse idoneo.
Subito ci rivolgemmo al Comune per chiedere la costruzione della palestra, senza ricevere una risposta positiva. Volevamo combattere per quell’ opportunità. Il segretario comunale di allora arrivò a dirmi: “Ma lei è un dipendente del Comune? È sempre qui!”
Un giorno ci presentammo in aula consiliare con più di 100 ragazzi che coi palloni entrarono nella sala durante una riunione di giunta e palleggiarono finché non ci fu data la possibilità di parlare. Furono allertati anche i carabinieri. Con questa mossa riuscimmo a farci ascoltare e subito si deliberò l’impegno di spesa per la costruzione della palestra di Viale Kennedy.
Intanto per gli anni successivi, ricevemmo concessioni straordinarie per giocare. Giocavamo nel piazzale della Fiera Mercato, all’aperto.
In società, ognuno seguiva il proprio settore: calcetto, basket, judo, pallavolo, atletica leggera, pattinaggio. Per il pattinaggio alcune ragazze avevano anche partecipato ai campionati nazionali. Qualcuno di questi sport non è andato avanti perché purtroppo non avevamo le risorse per mantenere il personale qualificato proveniente da fuori. Iniziammo a finanziarci con le quote dei dirigenti e le piccole quote dei ragazzi iscritti. Eravamo soddisfatti di riuscire a coprire le spese. Arrivammo a coinvolgere circa 360 ragazzi. La grossa soddisfazione per noi fu quella di portar dentro i ragazzi di strada e dar loro l’opportunità di fare sport in un momento in cui il paese per i giovani offriva poco.
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Gianni Lisci’s story – The birth of Polisportiva Primavera
When I was younger ping pong was my passion. Having to leave for military service, joining the air force, I was selected to play soccer and, after an accident, I started playing volleyball. After that I became a volleyball coach. When I came back to my town, we created a ping pong association, which stayed active from 1975-76 until 1980. The team played in championships, reaching high levels, but it was too expensive because of the travel and the championships’ entrance fees.
In the same year, 1980, I talked to Don Orrù (the town priest) and his cousin Marco Serra about my idea of merging all the clubs and creating a sports club. There was the need to create an association to organize the partnerships. We elected Marco Serra as president of the club because of his law knowledge. I had created the logo before creating the association, I truly believed in this project and today the players are still wearing that same logo on their jerseys.
My biggest goal was to create a volleyball team. Ping pong, in the meantime, was still popular in our town. The first volleyball team was formed by 18-20 years old girls: I worked hard to teach them the basics of this sport. During this period even 12-13 years old boys and girls were joining our club.
We mostly played outisde in Santa Barbara square but it wasn’t convenient because of the gravel and the road surface’s irregularities.
In 1981 we joined a championship with our team made by 16-18 years old players. The same year we started playing basketball with an only male team.
During that time the first obstacle came out: the volleyball Federation didn’t allow us to play outside and at the time in our town, Gonnosfanadiga, there weren’t gyms.
In 1981 to allow us to join the championships, the Federation decided to let us play for a year in the refectory, a building close to “G. Lecis” elementary school, even if the place was unfit.
After that we went to the Town Hall to ask them to build us a suitable gym but their answer was not affermative. We wanted to fight for that cause. The town hall secretary even asked me if I worked at the town hall because I went there often.
One day we went to the council chamber: more than 100 kids started playing with volley balls during a town hall meeting and the kids didn’t stop until they let us talk. They even called the police. Thanks to this gesture we finally managed to be heard and the town hall took counsel on building the Viale Kennedy gym.
In those years we received some special permits, for example they let us play outside in Fiera Mercato square. In the association, every member followed different sports: soccer, basketball, judo, volleyball, athletics and roller skating. Some girls took part to the national championship of roller skating. Some of these sports didn’t last long because we didn’t have the resources to pay the qualified staff from outside our town. We started asking to the management and to the athletes if they could help us with a little membership fee. We were very happy to be able to cover expenses. In those years we managed to reach the number of 360 athletes. Our biggest gratification was to let street children join our club and give them the opportunity to play a sport during a time when our town didn’t offer much to young people.
Tradotto da/Translated by Giorgia Pala