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17 febbraio 1943. Per non dimenticare

Era un bellissimo pomeriggio di febbraio, un tiepido sole riscaldava il piccolo paese di Gonnosfanadiga .

Tutto era tranquillo; c’era chi usciva in strada, chi si sedeva davanti al municipio con gli amici per  godere di quel calore, dopo le piogge dei giorni precedenti. Le donne andavamo a lavare i panni al fiume (Rio Piras), erano felici mentre lavoravano, cantavano e scherzavano. 

Ma all’improvviso tutto cambiò, tutti udirono un rombo lontano, il cielo si oscurò, alzarono gli occhi al cielo e videro gli aerei …panico!

Erano bombardieri americani che cominciarono a bombardare il nostro tranquillo e amato paese. La tragedia ebbe inizio,  alcuni spezzoni caddero uccidendo 118 persone e ferendone gravemente altre 98. Gonnosfanadiga era distrutta, sangue e morte di poveri innocenti, donne, uomini e bambini. Le donne che si trovavano al fiume, non cantavano più, straziate dal terrore piangevano e urlavano il loro dolore, alcuni bambini che si trovavano all’asilo, scapparono terrorizzati verso le loro case. Uno di questi bimbi fu trovato morto per strada e una persona caritatevole, avendolo riconosciuto, lo prese tra le braccia e lo portò dalla mamma . 

Una vecchia signora mi raccontò che in una casa di via Guglielmo Marconi era caduto uno spezzone  che colpì una donna che si era affacciata per capire cosa stesse succedendo. Venne colpita al ventre, anche la figlia venne colpita gravemente a una gamba , vide la mamma cadere e si trascinò verso di lei , posò la testa della sua mamma sulle sue gambe stringendola a sé, in un ultimo abbraccio, assistendo alla sua lenta agonia, fino alla sua morte.

Si racconta anche dei minatori che lavoravano nella miniera di Perd’e Pibara (vicinissima al paese); appena si accorsero di cosa stesse succedendo, smisero di lavorare e corsero verso il paese, con il cuore in gola, pensando alle loro famiglie. Fu un giorno terribile che i nostri nonni e padri hanno vissuto.

Gli americani pensarono bene di scusarsi dicendo che avevano fatto un errore, loro pensano che il nostro paese fosse una base nemica e che il rettifilo (la via principale del paese), fosse una pista di atterraggio. 

17 FEBBRAIO 1943. Non dobbiamo dimenticare

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Testimonianza di Barbara Serreli (anno rif. 1943)
Testimonianza di Barbara Serreli (anno rif. 1943)