Titolo originale: The French Dispatch of the Liberty, Kansas Evening Sun
Regia: Wes Anderson
Interpreti: Bill Murray, Benicio del Toro, Frances McDormand, Jeffrey Wright, Adrien Brody, Tilda Swinton, Timothée Chalamet, Léa Seydoux, Owen Wilson, Mathieu Amalric, Lyna Khoudri, Elisabeth Moss, Saoirse Ronan Willem Dafoe, Edward Norton, Christoph Waltz
Distribuzione: The Walt Disney Company Italia
Durata: 108′
Origine: USA, 2021
Definito dal regista “una lettera d’amore nei confronti dei giornalisti, ambientata nella sede di una rivista statunitense in una città francese del XX secolo”, l’ultimo film di Wes Anderson, The French dispatch, è un film antologico, ossia composto da diversi segmenti narrativi abilmente inseriti in una cornice cinematografica. Ambientato nella fittizia cittadina di Ennui-sur-Blasé, il film ruota attorno alla redazione di un giornale – che dà il titolo alla pellicola– diretto da Arthur Howitzer, Jr. (Bill Murray).
Quando il giornalista improvvisamente muore, la redazione, nel rispetto delle sue ultime volontà, si riunisce per lavorare all’ultimo numero, che dovrà consistere in una raccolta dei migliori articoli delle edizioni passate, insieme a un necrologio. Le quattro storie raccontate, come nelle migliori antologie di racconti letterari, colpiscono per la varietà dei temi trattati e per l’alternanza di registri molto diversi fra loro (cronaca nera, necrologi, società, cultura, cucina…): un ritratto di alcuni luoghi caratteristici della città, firmato dal Cronista in Bicicletta (Owen Wilson); Il Capolavoro di Cemento, la storia di un pittore folle rinchiuso in carcere (Benicio Del Toro), della sua guardia e musa Simone (Léa Seydoux), e degli ingordi mercanti d’arte che vogliono a tutti i costi mettere le mani sulle sue opere; Revisioni a un Manifesto, una cronaca d’amore e morte ambientata ai tempi delle rivolte studentesche (con Frances McDormand e Timothée Chalamet) e La Sala da Pranzo Privata del Commissario di Polizia, una storia di rapimenti, inseguimenti e cucina ricca di suspense e colpi di scena (con Jeffrey Wright).
Fonte: newsweek.com
Un elemento che colpisce lo spettatore è sicuramente la grande varietà di forme (si passa dal colore al bianco e nero, dal disegno al collage) e soprattutto la capacità di combinarle sapientemente in un patchwork in cui narrazione ed elemento visivo si combinano in modo perfetto. Contribuiscono ad accentuare il carattere caleidoscopico di questo film la scenografia (ben 130 set differenti) e la presenza di una nutritissima schiera di comparse, oltre che particolari scelte tecniche (per esempio il passaggio dal formato 4:3 al 16:9). La cura quasi maniacale dei dettagli fa sì che ogni singola inquadratura sembri un quadro, rendendo The French dispatch un momento ideale di incontro tra cinema e arte pittorica.
Il film, omaggio al New Yorker (letto da Anderson sin dall’adolescenza) e a un tipo di giornalismo ormai estinto, vanta un cast d’eccellenza, le cui performances hanno saputo rendere quasi iconiche le figure di giornalisti che si atteggiano ad “archeologi” del quotidiano, capaci di far emergere con grande sensibilità storie che, forse, sarebbero passate inosservate.