L’orfanatrofio di Suor Emilia è tra i ricordi più cari ai Gonnesi, per chi l’ha conosciuto personalmente e per chi lo ricorda dai racconti dei nonni: l’orfanotrofio e la sua fondatrice, Suor Emilia, sono una parte importante della storia del ‘900 del nostro paese.
Nella primavera del 2014, in occasione di “Monumenti Aperti” ci venne assegnata la presentazione dell’orfanotrofio di via Cottolengo, restaurato e chiuso ormai da tempo: la curiosità era tanta, nessuno di noi aveva mai visitato l’edificio dopo il restauro, conoscevamo solo la grande piazza che prendeva il posto del cortile di cui rimaneva solo il pozzo.
L’atteso sopralluogo non fu all’altezza delle aspettative: il restauro aveva cancellato per sempre la vita vissuta dentro quelle stanze, rimanevano intatti solo la zona della cappella (in quanto alla rimozione si oppose la sovrintendenza) e un soffitto affrescato da un giovanissimo nostro compaesano.
Il nostro scopo era quello di far rivivere quei locali attraverso i ricordi di chi realmente li ha conosciuti, pertanto la nostra ricerca partì da una donna arrivata in orfanotrofio da giovanissima che, grazie ai suoi ricordi e ai social, avemmo la possibilità di intervistare: non solo lei ma anche altre donne. Scoprimmo storie, esperienze e ricordi personali emozionanti, talvolta contrapposti. La loro disponibilità con racconti e foto ci diedero la possibilità di conoscere la vita nell’orfanotrofio e le trasformazioni del locale, dalla casa materna di suor Emilia al caseggiato attuale. Ogni ricordo contribuì a dar vita a quelle stanze ormai anonime.
I giorni della manifestazione presentammo il locale e la sua storia ai numerosi visitatori e molte furono le testimonianze che continuarono ad arrivare.
Il restauro del locale fu realizzato con l’intento di creare spazi che contenessero mostre stabili e, inoltre, ne approfittammo per allestire una mostra sull’abbigliamento popolare gonnese, allestita con pezzi originali e riproduzioni. Abiti maschili e femminili, scialli, fazzoletti, gioielli e rosari appartenenti al nostro paese abbinati, contemporaneamente, a descrizioni e fotografie storiche. Per il sabato pomeriggio organizzammo un convegno sull’abbigliamento gonnese basato sulla nostra ricerca, redatto dal maestro di ballo e esperto di tradizioni popolari Livio Cau, venuto a mancare qualche mese dopo. Per l’occasione presentammo in particolare l’abito festivo femminile attraverso la vestizione di una ragazza, descrivendolo minuziosamente pezzo per pezzo. La serata si concluse con una grande festa di balli sardi nella piazza.
La nostra partecipazione a questa manifestazione si ripete negli anni e con grande entusiasmo ci proponiamo di aggiungere valore alla nostra collaborazione. Nel 2019 insieme alla mostra ormai consolidata e affiancata alla mostra fotografica “In Gonnosfanadiga”, abbiamo allestito un set fotografico a disposizione di chiunque volesse indossare l’abito tradizionale per una foto rievocativa. L’associazione folk culturale Santa Barbara continua, attraverso progetti e collaborazioni, a portare avanti la memoria storica del nostro paese.
L’associazione culturale Folk Santa Barbara nasce nell’estate del 2008 da un’idea di un gruppo di giovani e meno giovani desiderosi di riscoprire le tradizioni Gonnesi e, in particolare, fare un viaggio nel passato col recupero di pezzi di abbigliamento tradizionale gonnese di fine ‘800 e dei primi del ‘900. Oltre questo, scopo dell’associazione è quello di approfondire la cultura musicale e il ballo tradizionale. Negli anni, l’associazione attiva nel paese con rassegne folkloristiche quali “Baddendu in pratza de cresia” partecipa a svariate manifestazioni locali (es. Monumenti Aperti, Sagra delle Olive) e regionali, tra le quali, tra le altre, la Festa del Redentore a Nuoro, la Festa di Sant’Efisio a Cagliari.
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The Santa Barbara folk association tells about…
The Suor Emilia (Sister Emilia) children’s home is one of the best memories of the people of Gonnosfanadiga, for those who have personally known it and those who listened to their grandparent’s stories, the children’s home and its founder were an important part of our town’s history during the 20th century.
In spring of 2014, during Monumenti Aperti event, we were assigned the presentation of the children’s home of Cottolengo, which was renovated and closed for years. There was a lot of curiosity, none of us had ever visited the building after they restored it, we only knew the big square that took the place of the yard, of which the only thing remaining the well.
The site visit we’ve all waited for didn’t measure up with our expectations, the restore deleted for good the life lived in those rooms, the only remaining places were the chapel’s area, courtesy of the superintendence, and the sealing, painted by a young citizen of Gonnosfanadiga.
Our goals was to bring back to life those places through the memories of the ones who really knew them.
Our researches brought us to a woman who arrived in the children’s home when she was very young, thanks to her memories and thanks to social networks, we managed to interview other women, we found out so many stories, experiences and touching personal memories, different at times. Their oppenness, the stories and the pictures we had gave us the opportunity to know the children’s home life and the place’s changes through time, from Suor Emilia’s maternal home to the current building. Every memory helped to give life to those rooms that became anonymous, we found out every detail, every smile, every tear, every struggle, every sickness and every prayer.
During the event we presented the building and its story to the many visitors and we kept collecting many stories and memories.
The building’s restore was realized with the purpose of creating spaces that could accomodate permanent exhibitions, we set up an exhibition that presented the popular clothing of the town of Gonnosfanadiga, prepared with original clothing and reproductions. There were male and female gowns, shawls, handkerchieves, jewerly and rosaries coming from our town, all accompanied by descripions and old photographs. On Saturday afternoon we organized an event about the clothing of our town based on our research and run by Livio Cau, a dance teacher and popular traditions expert, who passed away a couple of months later. For the occasion, we presented the female festive garment, dressing a woman with it, and we described it piece by piece. The evening ended with a big celebration with sardinian folk dance in the square. Our involvement in this event is repeated over the years, with a lot of excitement we try to add value to our participation. In 2019 alongside the well-established exhibition and the photo exhibition named “In Gonnosfanadiga” we equipped a photographic set available to whoever wanted to wear the traditional gown with the purpose of taking an evocative picture. The Santa Barbara folk association keeps bringing back the historic memory of our town through projects and collaboration.
The Santa Barbara folk cultural association was born in Summer 2008 from the idea of a group of young and less young people willing to rediscover the traditions from Gonnos and, particularly, to travel the past by collecting pieces of traditional dresses from the village, dating back to the end of the XIX Century and the beginning of the XX Century. Moreover, the association aims at deepening the knowledgle about traditional music and dances. During the years, the association, active in the village through the organisation of folk festivals such as “Baddendu in pratza the cresia” (lit. from sardinian “Dancing at the church’s square”), took part in several local (e.g.: Monumenti Aperti, Sagra delle Olive) and regional events, among which, the religious celebrations dedicated to the Redentore in Nuoro and to Saint Efisio in Cagliari.
Tradotto da/Translated by Giorgia Pala