La festa di diploma era stata uno sballo. Eravamo i primi diplomati del nuovo millennio, tutti sognavano di essere destinati a grandi cose, tranne me. Volevo che quella notte durasse più a lungo, Matteo era dello stesso avviso.
Salimmo in auto e guidai a caso per le vie del paese. Gonnosfanadiga, un posto da cui volevo andarmene, ma non avevo nemmeno scelto l’università. Volevo lasciare l’isola, ma non avevo un luogo dove andare, una meta. «Andiamo alle tombe dei giganti!» La proposta di Matte mi fece sorridere, ma non obiettai.
Ce ne avevano parlato ogni tanto alle scuole medie; non mi era mai importato granché di quell’ammasso di pietre, ma era un posto come un altro per fare idiozie.
Arrivammo a San Cosimo, scendemmo e lui si tolse le scarpe. Era da folli farlo in quel periodo, le zecche lo avrebbero preso d’assalto.
«Un po’ di coraggio, che vuoi che sia.» Era ubriaco. Corse fino alla tomba.
Mi tolsi le scarpe, ero ubriaco anche io.
L’erba secca si spezzava sotto i miei passi, faceva il solletico.
Ci sedemmo accanto all’ingresso della tomba e mi porse una sigaretta.
Le volute di fumo risaltavano al chiarore delle stelle, danzavano al canto dei grilli nell’aria umida della notte, libere di andare in alto. Mi persi nei loro decori.
Sospirai. Che cosa dovevo fare della mia vita?
Nell’esedra ogni cosa si bloccò: l’aria, i suoni, persino il fumo.
Mi voltai verso Matte, era immobile anche lui. Quanto cavolo ero ubriaco?
Agitai la mano e feci svanire il filo di fumo della sigaretta.
Dai filamenti scossi presero forma piccole sagome che si ingrandirono fino a dimensione umana, erano ombre fumose di persone, camminavano intorno a me.
Lo stomaco mi si capovolse. Che scherzo era?
Mi strofinai gli occhi, ma le ombre non svanirono.
Portavano oggetti, entravano nella tomba e vi sparivano dentro, si muovevano con solennità. C’era serena rassegnazione nei loro modi.
Intorno a me si erse una costruzione di fumo, un edificio maestoso. Sopra la mia testa comparve un’alta stele. Era quella la forma originaria della tomba? Non avevo mai visto niente di simile. Quale tesoro avevamo ereditato? Perché non ne avevo mai capito il valore?
Mi alzai e allungai le mani verso le pietre, ma mi sfuggivano, non erano solide.
I miei palmi vuoti si strinsero in pugni. Volevo scoprire di più.
«Raccontatemi qualcosa! Voglio sapere!» Le mie urla si persero nel fumo.
Le sagome cominciarono a sbiadire, i suoni della notte ripresero a colmare il vuoto che avevano lasciato.
Matte mi strattonò. «Con chi ce l’hai? Stavi sognando?» Rideva.
Ero ancora seduto per terra, la sigaretta era finita senza che nemmeno la fumassi. Le rovine erano quelle di sempre, ma ora le vedevo davvero e da esse avrei fatto cominciare la mia strada. «Archeologia.»
«Che cosa?» Non aveva capito.
«Studierò archeologia.» Finalmente avevo deciso.
«E questa da dove ti esce?»
«Da queste pietre. Voglio dare valore ai nostri tesori.»
Forse, dopotutto, non me ne sarei andato via da Gonnos.
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Awakening
The graduation fest was a blast. We were the first graduated in the new millennium, everybody dreamed to do many big things, except me. I want the summer would last longer and Matteo agreed with me. We got in the car, I drove for the street of the town, Gonnosfanadiga, a place I wanted to leave, but I did not even choose the university. I want to leave the island, but I did not choose the destination.
«Let’s go to the giant tombs! » said Matte, I smiled. Someone told us about them in the middle schools, I did not care of that huge stone built, it was a normal place, where we could have fun. We arrived at Saint Cosimo, he took off his shoes, that was crazy because it was the perfect period for ticks. «Come on! You need to be braver, what do you think it could happened! » he was drunk, I saw him running to the grave. I took off my shoes, as him I was drunk too. The dry grass was cracking under my feet, tickling me. We sat next to the entrance of the tomb, he offered me a cigarette. The smoke stood out in the light of the stars, they danced to the crickets’ sound in the humid air of the night, free to go up. I lost in their decoration. I sighed. What do I do in my life?
In the exedra everything stopped: the air, the sounds, even the smoke. I turned to Matte, he was stopped too. How drunk was I? I waved my hand and let the smoke of the cigarette disappear. From the shaken filaments took shape small human size, they were smoky shadows of people, walked around me. My stomach turned upside down. What kind of joke was that?
I rubbed my eyes, but the shadows did not fade. They moved solemnly, carrying objects, entering inside the tomb, and disappeared into it, there was peaceful resignation in their ways. Around me an impressive building of smoke was erected. A high stele appeared above my head. Was that the original shape of the tomb? I had never seen anything like it. What treasure had we inherited? Why had I never understood its value?
I stood up, I tried to take the stones, but they escaped me, they were not solid. My empty palms tightened in fists. I wanted to find out more. «Tell me something! I want to know! » My screams were lost in the smoke. The human size began to fade, the sounds of the night resumed to fill the void they had left. Matte pulled me. «Who are you mad at? Were you dreaming? » He laughed. I was still sitting on the floor; the cigarette was over, and I did not even smoke it. The tomb was the same as always, but now I really saw it, and I would have started my way from there.
«Archaeology. »
«What are you talking about? » he did not understand.
«I’m going to study archaeology. » I finally decided.
«Where did this come from? »
«From these stones. I want to give value to our treasures. »
Maybe I would not have left Gonnos after all.
Tradotto da/Translated by Martina Sardu