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Černobyl’: fare memoria attraverso la letteratura

Il 26 Aprile 1986 è un giorno che è rimasto tristemente impresso nella nostra memoria. Quella notte, all’ 1:23, il reattore n. 4 della centrale elettronucleare di Černobyl’, situata nell’allora RSS Ucraina, esplose. Quello che doveva essere un test di routine causò il più grave disastro nucleare della storia.

Le vere cause dell’incidente sono ancora oggi in parte avvolte dal mistero. Di certo vi sono solo le conseguenze del disastro sulla salute umana e sul territorio, reso inabitabile per secoli.

A distanza di trentasei anni il reattore distrutto rappresenta ancora una ferita aperta e una minaccia per tutti noi. Ma è anche il simbolo di cosa può accadere quando il pressapochismo ha la meglio sulla competenza, e proprio per evitare che la storia si ripeta è assolutamente necessario fare memoria. Abbiamo il dovere di ricordare non soltanto cosa accadde ma anche e soprattutto le persone che hanno vissuto e patito sulla loro pelle quella tragedia.

Cosa c’è di meglio per preservare la memoria se non la letteratura? La carta consente di salvare dall’oblio testimonianze, impressioni, dati e ricordi: per questo ti consiglio tre libri che ti forniranno un quadro completo di questa vicenda.

Foto del reattore n°4 di Chernobyl dopo l'esplosione.
Il reattore n. 4 distrutto dall’esplosione. La foto è stata scattata pochi giorni dopo il disastro.
Fonte: ilpost.it

Mezzanotte a Černobyl’

Per cominciare consiglio la lettura di Mezzanotte a Černobyl’. La storia mai raccontata del più grande disastro nucleare del XX secolo, di Adam Higginbotham. Trattasi di un saggio storico frutto di un’opera di ricerca decennale, scritto con uno stile particolarmente scorrevole.

L’autore, partendo dall’analisi di una solida base documentale, fornisce una dettagliata ricostruzione dei fatti, ma non solo. Infatti colpisce la particolare cura nel tratteggiare i personaggi di questa storia, anche quelli che solitamente vengono trascurati dalla narrazione storica. Inoltre il lettore si immerge con facilità nel clima degli anni della Guerra Fredda.

Il racconto ha inizio con la costruzione di Pryp’jat’, nel 1970. È questa la moderna città che ospiterà i dipendenti della futura centrale e le loro famiglie, dotata di confort del tutto assenti nel resto dell’Unione Sovietica. Černobyl’ doveva infatti essere il fiore all’occhiello dell’industria nucleare sovietica, almeno secondo la propaganda.

Ma la verità è ben diversa. In quella notte del 1986 il comportamento degli operatori della centrale fu solo una delle cause del disastro. La centrale presentava infatti un difetto di progettazione che era stato tenuto nascosto agli stessi addetti. Proprio la conoscenza di questo dato avrebbe potuto fare la differenza, e forse evitare l’incidente.

Nel descrivere la negligente gestione della crisi, l’autore non dimentica una cosa fondamentale: dà voce alle persone che subirono le conseguenze del disastro. Emerge in modo particolare il ritratto dei liquidatori che con grande altruismo sacrificarono la loro vita per proteggere il mondo da una nuova minaccia.

Foto dei liquidatori che spalano detriti radioattivi.
Un gruppo di liquidatori intento a rimuovere detriti radioattivi.
Lo scatto è di Igor Kostin, uno dei cinque fotografi che lavorarono sul posto sin dalla mattina del 26 Aprile.
Fonte: keblog.it

Černobyl’ 01:23:40

Un’altra opera da leggere è sicuramente Černobyl’ 01:23:40 di Adrew Leatherbarrow. Questo saggio fornisce un resoconto sintetico ma accessibile dei fatti. Anche questo libro si basa su un’attenta attività di ricerca, durata ben cinque anni.

Ma il motivo per cui consiglio questa lettura non è la ricostruzione storica. L’autore ha infatti visitato Pryp’jat’ in prima persona e la descrive con pagine molto evocative. Ciò che colpisce maggiormente è lo stridente contrasto tra il passato della città e il suo presente. Pryp’jat’ era moderna, confortevole, un simbolo del progresso sovietico, oggi invece una città fantasma, vittima dello stesso sistema che l’ha creata.

L’autore riesce con la sua prosa emotivamente coinvolgente a dipingere vividamente un sistema politico ormai alla deriva. Il disastro di Černobyl’ fu solo il colpo di grazia che segnò l’inizio della fine di un’epoca.

Preghiera per Černobyl’

Ho più volte sottolineato l’importanza di ricordare le persone: proprio per questo motivo raccomando caldamente la lettura di Preghiera per Černobyl’, di Svjatlana Aleksievič . L’opera non è altro che una sapiente e curata raccolta di testimonianze.

Sono pagine dense, struggenti e amare. La narrativa è diretta, incisiva, quasi un pugno nello stomaco. L’autrice ha voluto mettere insieme le voci di persone diverse fra loro per età, professione e background culturale. Un popolo del tutto impreparato nell’affrontare una tragedia mai vista prima, che ha dovuto ricostruire da zero la propria vita in un mondo che è diventato ostile da un giorno all’altro.

Così leggiamo di una vecchina che non riesce a rassegnarsi ad abbandonare la casa che ha costruito con anni e anni di sacrifici. Ci confrontiamo con le parole delle mogli dei vigili del fuoco che accorsero per spegnere l’incendio provocato dall’esplosione. Riflettiamo sul racconto di liquidatori, bambini, semplici cittadini, scienziati, politici.

Emerge inoltre il deplorevole tentativo delle autorità sovietiche di insabbiare tutto, ma anche il coraggio di coloro che hanno cercato a tutti i costi di far emergere la verità e di smascherare l’omertà della politica.

Gli ingenti danni che questo incidente ha provocato al territorio fanno davvero rabbrividire. In Bielorussia, paese di origine dell’autrice, sono infatti ricaduti il 70% dei radionuclidi tossici rilasciati dall’esplosione. La gente ha dunque dovuto imparare a convivere con le radiazioni, invisibili ma causa di innumerevoli e gravi malattie.

Concludo con una curiosità: la storia di Ljudmila Ignatenko, raccontata nella miniserie Chernobyl (2019), è tratta proprio da questo libro. Ljudmila, moglie di uno dei vigili del fuoco morti per avvelenamento da radiazioni, rivive con l’autrice le ultime settimane di vita del giovane marito. Le sue parole sembrano quasi prendere vita, il suo racconto non può far altro che far riflettere e commuovere.

Veduta aerea di Pryp’jat’, oggi una città fantasma.
Sullo sfondo il nuovo sarcofago che ricopre i resti del rettore distrutto.
Fonte: ilsole24ore.com