Titolo originale: ДОНБАСС
Regia: Sergei Loznitsa
Sceneggiatura: Sergei Loznitsa
Fotografia: Oleg Mutu
Montaggio: Danielius Kokanauskis
Interpreti: Valeriu Andriuta, Boris Karmozin, Sergei Kolesov, Georgiy Deliev, Thorsten Merten, Natalya Buzko, Alexander Zamuraev
Durata: 110′
Distribuzione: Vision Distribution, Universal Pictures
Origine/Anno: Germania, Ucraina, Francia, Olanda, Romania, 2018
Fonte: mymovies.it
Il conflitto in Ucraina e nel Donbass è fonte di grande preoccupazione e sgomento per l’opinione pubblica di tutto il mondo: le immagini delle devastazioni causate dagli scontri sono tristemente entrate a far parte della nostra quotidianità, insieme alle testimonianze dei sopravvissuti e delle migliaia di profughi che stanno cercando rifugio in Europa.
Donbass, film-documentario diretto da Sergei Loznitsa e scelto dalla sezione Un Certain Regard del Festival di Cannes 2018 per la sua cerimonia inaugurale, ritrae uno spaccato della guerra che dal 2014 imperversa nell’Ucraina orientale e che ha dato origine all’invasione di queste settimane.
Le vicende narrate si inseriscono nel contesto delle tensioni seguite alla Dichiarazione unilaterale di indipendenza della Repubblica Popolare di Doneck e della Repubblica Popolare di Lugansk, oltre che della creazione della Nuova Russia, tentativo di federazione tra le due entità naufragato il 20 maggio 2015.
Sono 13 gli episodi raccontati in Donbass, eterogenei nei fatti ma accomunati dalle medesime realtà di fondo: le regole del vivere civile sono compromesse e la realtà è dominata dalla violenza, dai soprusi e dalla disperazione. Milizie separatiste e soldati ucraini si affrontano e portano sul campo di battaglia le proprie contrapposte ragioni: le rispettive rivendicazioni sono così lontane fra loro da sembrare inconciliabili agli occhi dello spettatore.
Sergei Loznitsa fa ricorso ad una struttura pseudo-documentaristica e ad una narrativa secca, cruda e amara per rappresentare un inferno che giorno dopo giorno si fa sempre più cupo. La gente, per mettersi in salvo dai bombardamenti improvvisi e incessanti, è costretta a rifugiarsi in luridi bunker in cui le condizioni igieniche e di vita sono alquanto precarie. I civili sono vessati da militari che usano un qualunque pretesto per sfogare le proprie frustrazioni sui cittadini, continuamente raggirati, truffati e spesso minacciati. Anche la politica, schiava della corruzione, porta avanti i suoi abietti scopi e traffici, pronta a sacrificare il bene della comunità in nome di facili guadagni e a infamare coloro che cercano disperatamente di distinguere la verità dalla propaganda, il bene dal male.
Vi è poi un episodio che spicca in quanto particolarmente grottesco, quasi surreale, ma che fa riflettere su quanto la ricerca della normalità sia essenziale anche nei momenti più bui. Viene infatti celebrato un matrimonio, a quanto sembra improvvisato, tra due persone che bramano una felicità che è loro preclusa da quanto accade tutt’intorno, ma non per questo meno voluta e necessaria.
In definitiva questa pellicola deve essere vista proprio alla luce del contesto attuale, e deve farci riflettere su una deriva non soltanto geopolitica ma anche e soprattutto umana, che sta ormai raggiungendo livelli inarrestabili e che rischia di condurci sull’orlo di un baratro dal quale difficilmente si potrà risalire.